Chiesa Madonna del Carmine - Gallipoli
Prima del restauro conclusosi nel 2001, finalizzato a trasformarla nella sede dello studio “Carriero Architetti Associati”, la Chiesa della Madonna del Carmine era uno dei tanti fabbricati rurali in stato di abbandono, disseminati nel Salento.
La si scopre con sorpresa lungo una stradella tortuosa e ombreggiata, delimitata da vecchi muri a secco, importante espressione architettonica, con la sua facciata tardo - rinascimentale impreziosita da decori barocchi.
Non vi sono studi o ricerche sul fabbricato, ed aldilà di alcuni semplici cenni fatti da Luigi Riccio nella sua “descrizione istorica della città di Gallipoli” e da B. Ravenna nelle “Memorie istoriche della città di Gallipoli” del 1836, l’unico interesse che si è rintracciato è un’ attenta indagine di Antonio Perella che, sulla rivista “Gallipoli, microstoria, civiltà e tradizioni”, nel lontano 1977 scrive quanto segue: << La struttura della chiesa è in conci di tufo ed è caratterizzata da un’ unica navata per ”l'assemblea”, in due settori con volta a spigoli, e dalla zona presbiteriale con copertura a botte, più bassa e separata dalla navata da un grande arco traversale segnato all’' imposta da due semicolonne a parete. La luce è fornita da quattro finestre alte sul muri laterali della navata, poste in chiave dell' unghia di crociera. Altra fonte luminosa è data dalla finestra ovoidale sul grande arco (la formata) che delimita Il presbiterio. Oltre alla porta principale, oggi murata, vi sono due porte laterali opposte, in corrispondenza della prima campata, anch' esse murate. Ai lati dell'altare due porticine la collegano alla sagrestia, un ampio vano dal quale si accede all' “alloggio” al piano superiore, che su di essa insiste, a mezzo di una stretta scaletta ricavata nello spessore della muratura esterna. Da questo piano, attraverso uno stretto corridoio, è possibile accedere in terrazza a mezzo di una scala alla marinara con staffe in ferro infisse nel muro. Vi sono qui tracce ed elementi per i quali si può affermare che proprio in corrispondenza di questa scala vi fosse l'alloggiamento della campana di cui certamente la chiesa era provvista. Alla sagrestia si accede anche dal retro con una porta “fornita”, subito in destra di chi vi entra, nell'angolo, di una acquasantiere in tufo. L'architettura delle strutture è sostanzialmente di “taglio” rinascimentale; è da ritenere che la chiesa sia stata costruita intorno al 1500, ma presenta motivi di richiamo romanico, sulle due porte laterali e pre-barocchi sull'altare, adorno di un grande affresco della Madonna del Carmine. Sul portone d'ingresso, nella facciata, è ricavata una nicchia che ospitava una statua >>.
Ed ancora: << da una attenta ricognizione esterna alla struttura muraria, si può facilmente notare che il complesso è stato realizzato in tre tempi diversi. Un nucleo centrale su due piani, che è certamente il primo in ordine di tempo (una masseria fortificata: torre quadrangolare con le classiche capidole in corrispondenza delle aperture, come le nostre torri litoranee), al quale si è aggiunto il secondo con stalle, sempre su due piani, sullo stesso asse longitudinale della chiesa, che costituisce appunto il terzo successivo ampliamento >>.
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